E l’esordiente digitale?

Proseguo con le illazioni nate nel post precedente. Supposizioni, per l’appunto. Niente di più.

Una nuova domanda. Sarà più facile la vita per l’esordiente dell’era dell’e-book? I pareri in molti blog e forum sono entusiasti. Fine della dittatura dei grandi editori, una democrazia virtuale dove ognuno può promuovere il proprio libro, allo stesso livello.

Perché sì, sappiamo tutti come funziona. Oggi esistono due step. Il primo, essere pubblicati. Non è facile, si sa, inutile dirlo. Quei pochi che ci riescono, accedono allo step successivo, presenza in libreria. Per il gioco distributori/grandi editori, i libri editi da piccoli editori sono introvabili. Spesso difficili da ordinare. E tralasciamo le case editrici a pagamento.

Nell’era digitale, non ci sarà più questo problema. Perché gli e-book store potranno ospitare tutti. Non ci sono problemi di spazio, né di distribuzione. Quindi positivo? E’ più facile pubblicare?

Partiamo dal presupposto che senza una tiratura di 5000 copie fisiche, tanto per dare un numero, l’investimento dell’editore è meno rischioso. Ovvio, c’è il tempo-uomo per l’editing, impaginazione e cura del prodotto. Questo non cambia, anzi, dovrà essere ancora più accattivamente per un prodotto digitale. Contenuti extra? Chissà, forse.

Non divaghiamo. Forse gli editori saranno meno indecisi a pubblicare un libro. Meno rischio, breakeven più basso, come si suol dire. Ma non è detto, è solo un’ipotesi.

Nel periodo di transizione verso il digitale, sarà ancor più difficile pubblicare su carta. Tirature più basse perché saranno acquistati meno libri, magari solo per gli autori famosi che hanno un nutrito fandom. Zero per gli esordienti.

Ma all’esordiente digitale questo non interessa. Gli va bene il suo ebook, non il libro fisico.

Democrazia digitale. Ci credo poco. Perché se adesso si sfornano migliaia di libri all’anno, magari avremo decine di migliaia di e-book all’anno. Un e-store li sa contenere, ma come trovare il tuo libro? Diventa una goccia in un oceano. Promuoverlo con i propri mezzi? Blog, forum ecc… Certo. Ma già accade al giorno d’oggi, in molti lasciano scaricabili i propri libri sui loro siti. Si vantano di migliaia di download, solo perché la gente fa “salva con nome”. Magari dei 2.000 download solo 10 persone leggono il libro. E un aspirante autore non vuole che il suo libro sia presente nel pc di migliaia di internauti. Vorrebbe che qualcuno lo leggesse.

Quindi si torna all’anello iniziale. Promozione e pubblicità. Highlight sull’estore, sul cartaceo, su internet. Promozione che costa anche migliaia di euro. Promozione che non si possono permettere i piccoli editori. Ancora una volta i gruppi vinceranno in esposizione, così come gli autori già famosi. Gli esordienti? Finiranno in un oceano ancora più vasto di quello attuale, e sarà ancora più difficile farsi conoscere ed emergere.

Vincerà l’ingegno. Che non è un blog, sito, Anobii o Facebook. Idee nuove, strane, che colpiscono l’immaginario. Vincerà l’autore che saprà imporsi con nuovi modelli, non facendo presentazioni che riscuotono 20 presenze. Vincerà la volpe, la maschera, l’illusione virtuale.

Scompariranno gli editori a pagamento? Macché. Darwin docet. Si adatteranno alla nuova situazione, piangeranno perché gli ebook li hanno rovinati e saranno costretti, poverini!, a chiedere tanti soldi per fare l’editing. Perché ci vogliono persone e le persone costano. Quindi, davvero non vorrei ma sono costretto, dammi 2000 euro per editarti il libro e avrai l’ebook più bello del mondo. Un e-book bestseller, come sempre.

Oppure il contrario di tutto quello che ho detto. Sono solo supposizioni, tanto per ragionare assieme. Nessuno ha la sfera di cristallo, ma sarei piuttosto cauto a vederla come una rivoluzione positiva per gli esordienti.

E-book ed editori

Che piaccia o meno come oggetto, l’iPad è stato un tornado sul mondo dell’editoria digitale. Tanto da muovere persino la Mondadori a esprimere il proprio parere e ad annunciare la pubblicazione dei suoi e-book.

Una disamina più accurata, con riferimenti alla posizioni di altri gruppi editoriali come Mauri Spagnol, è il direttore editoriale della Castelvecchi, Cristiano Armati, in un articolo del suo blog.

Come al solito Apple ha smosso le acque, quando neppure il Kindle aveva scalfito più di tanto gli editori (sebbene molti autori  come Dimitri, D’Andrea G.L., Dazieri ne abbiano parlato più volte). Potenza del brand, potenza del marketing.

Il che mi fa sorridere, l’iPad non ha uno schermo con tecnologia e-ink. Stanca la vista. Dopo poche pagine.

Poi ci sarà da discutere il tema pirateria. Inutile andare a disquisire sul prezzo dell’ebook. Gli mp3 costano 0,99€ circa su iTunes, eppure gli scaricamenti illegali dilagano. Perché ormai c’è il concetto: p2p, digitale, free. Non pago neppure un cent.

Allora, una premessa doverosa. La mia vita non sarà sconvolta. Ho un lavoro che mi permette di vivere, e non è scrivere libri.

Mi metto nei panni però di chi con i libri ci vive. Scrittori, editori, editor, giornalisti e librai. Tutti in pensione? No, ma ci sarà un cambiamento radicale (o graduale). Non vedo prospettive rosee.

Ancora una volta porto l’esempio della musica, perché a mio avviso può essere un termine di paragone. Prima c’era solo la musica. I Beatles, the Voice, Dylan. Poi MTV ha reso il cantante più importante delle sue canzoni. Madonna, Michael Jackson. Quindi gli mp3 hanno messo sul lastrico le industrie discografiche. I cantanti più furbi si sono mossi verso il live (Livenation) gonfiandoil prezzo del biglietto.

I discografici inseguono le comete, che per pochi mesi rimpinguano le casse. Ed ecco gli EP di Xfactor e Amici, tanto per rimanere in terra italiana. E poi, più l’artista è strano e più ci piace. Insomma, Lady Gaga deve continuare a travestirsi come una psicopatica e a truccarsi come una statua di cera. Quando qualcuno vedrà il suo vero volto mi faccia un fischio.

E l’editoria? Qualcosa si è già mosso, ovviamente. Il mktg si basa sempre sulle stesse fondamenta. Melissa P,  scrittori fantasy BabyBoom. Traini dal mondo del cinema e TV. O delle veline. O dei calciatori che scrivono barzellette. Oppure scanniamoci con la politica.

Ok, forse sono catastrofico. Ma a mio avviso la situazione non potrà che peggiorare.

III Trofeo Centuria e Zona Morta

Notizia flash, per gli aspiranti scrittori.

Così come l’edizione precedente, anche quest’anno sono stato invitato per partecipare alla giuria del III Trofeo Centuria e Zona Morta.

Per chi fosse interessato, può leggere bando, relativi premi in denaro e scadenza nella pagina dedicata.

Buona domenica!

Pubblicità Albatros per scrittori esordienti

Da un po’ di giorni vedo su Canale 5 la pubblicità del Gruppo Albatros. Siccome sono diffidente per natura e in passato ho parlato più volte della piaga dell’editoria a pagamento (You pay, You Publish), ho fatto una breve ricerca su internet. Gruppo Albatros, che include la nota casa editrice il Filo.

Nota anche a me, perché ricevetti dopo pochissimo tempo una proposta per Estasia 1, che prevedeva un contributo di migliaia di euro. Proposta che ovviamente rifiutai all’istante.

Ora, so bene che tra i lettori di questo blog ci sono molti aspiranti scrittori. Alcuni ben rodati, altri forse un po’ meno esperti, che ancora sono indecisi quando/a chi/ come inviare il proprio manoscritto. Bene, mi rivolgo a questi ultimi. Nell’articolo sopracitato, potete leggere tutto quelle che penso dell’editoria a pagamento, e delle sue conseguenze.

Tornando invece al discorso Il Filo Editore, rimango piuttosto meravigliato di come sia riuscito a espandersi il gruppo, tanto da permettersi una pubblicità perfino su canale 5. Il che, suppongo, costa tanti tanto soldi.

Che il contributo per pubblicare il tuo libro (o forme similari, come l’acquisto obbligatorio di copie o parcella editing), sia la forma di introito maggiore? Chissà, forse. Perché io un libro il Filo non l’ho mai visto in libreria. Mi sarà sfuggito, che vi devo dire. Ma se una casa editrice non si presenta con pile di libri, è difficile che raggiunga vendite stellari, tantomeno aumentare il capitale a tal punto da permettersi una pubblicità sulla Mediaset.

Illazioni, certo. Mie opinioni personali che derivano tuttavia dalla conoscenza del meccanismo dell’editoria a pagamento. Che non è editoria. E’ solo stamperia a prezzo salato. Divertente Wikipedia, che non accenna a questo fatto ma, tra le voci correlate, mette “Autore a proprie spese.”

La pubblicità su canale 5 spinge molti autori a informarsi sul Gruppo Albatros. A spedire il manoscritto, del quale riceveranno una proposta di pubblicazione. Ecco la parola magica che vuol dire tutto e nulla. Ma nel sito si spiega con chiarezza che:

In cosa consiste la proposta editoriale?
Gli autori selezionati riceveranno una proposta contrattuale per la pubblicazione del loro testo all’interno di una delle nostre collane. A seconda della collana di riferimento, e quindi delle potenzialità commerciali dell’opera selezionata, saranno definite le condizioni contrattuali.

Nulla appunto. Una confusione totale. Ma, visto che in molti avranno chiesto se era previsto un contributo, il Gruppo Albatros spiega in modo ancor più esaustivo:

È previsto un anticipo sui diritti a vantaggio dell’autore o un contributo economico che l’autore dovrà versare per accedere alla pubblicazione?
I contratti da noi proposti possono prevedere sia un anticipo sui diritti a vantaggio dell’autore, sia l’obbligo di acquisto di un quantitativo minimo di copie da parte dell’autore.

Ah ecco, quindi mi viene da pensare che contributi ci siano solo se l’opera non è ritenuta super valida, o forse non tropo commerciale, o azzardata o chissà cosa. A parte il fatto che ritengo vergognoso che una casa editrice chieda contributo all’autore per accedere (accedere!? ma che è il paradiso degli eletti?) alla pubblicazione. Sarebbe interessante se fornisse delle % di quanti libri pubblica a proprie spese e da quanti invece intasca il denaro delle copie acquistate obbligatoriamente. E magari, di quelli pubblicati senza il gettone d’accesso, quante copie stampate, distribuite e dove. Invece, c’è da apprezzare che renda nota la possibilità di richiesta contributo. Sembra una sciocchezza, ma non lo è, visto che tanti altri editori sono ben attenti a nascondere il particolare.

Sono illazioni? Li definirei dubbi legittimi, specie dopo aver letto tanto a giro, come l’esperienza di Chiara Vitetta, oppure  cosa ne pensa il sito di WriterDreams, che da sempre cerca di far luce sulle modalità di pubblicazione di molti editori (e, per la loro onestà, più volte sono stati minacciati di diffamazione, ma cercando bene in rete, sembra che non siano soli).

Possiamo continuare con un articolo di Paolo di Stefano sul quotidiano il Corriere, e andare avanti per ore, se ne avete voglia. Oppure accettare anche qualche buon consiglio, come da Elisa di Blogosfere.

Insomma, uomo avvisato mezzo salvato. Oppure anche no.