Calura di ferragosto, calura di fantasy

Week end allungato al mare e con gli amici. Visto che quest’anno il ferragosto cade impietosamente di sabato, ho pensato bene a costruirmi il mio ponte.
Nel frattempo, la rete è giustamente deserta, tutti sono in ferie, al mare o in montagna. Io, invece, sto portando avanti il famoso libro autoconclusivo per il 2010, che nell’ultima presentazione ho annunciato essere molto diverso dai miei precedenti: per adulti, genere biopunk commistionato al new gothic. Per nulla facile, a dire la verità, tanto che la fase “progettuale e di studio” mi ha portato via più di tre mesi.
In questo deserto della rete, noto una simpatica discussione su FantasyMagazine, che vi linko qui: “Quando i babycritici salgono in cattedra“.
Il tema, più o meno, è sempre il solito: le critiche al fantasy italiano. Spunti interessanti, soliti flame sulla Gamberetta e spassionati ammiratori.
Non ho una grande carriera di scrittore alle spalle, visto che scrivo solo dal 2006, tuttavia un’idea della rete pian piano me la sto facendo. La conclusione, che magari approfondirò nei prossimi post, è abbastanza chiara. In rete, è molto difficile trovare i veri lettori. Quelli che leggono un libro fantasy solo perché amano il genere, e non perché sono aspiranti esordienti e vogliono capire come X è riuscito a pubblicare con Y.
Me ne accorgo anche nelle mie mail, dove in genere le critiche sono positive, per poi terminare con  “sai, scribacchio anch’io, ti andrebbe di leggere…”. E, come sempre, non capisco più il confine tra la vera critica sul mio libro e una sorta di speranza che io possa fare qualcosa per aiutarli nella pubblicazione.
Rovescio della medaglia: i vari blog e forum, dove invece si trovano le critiche più negative. Sia ben chiaro, le leggo sempre con attenzione perché a prescindere dal loro “movente emozionale” a volte ho trovato spunti interessanti che mi hanno fatto riflettere. Specie nella ricorrenza di alcune critiche. Purtroppo, però, nel 99,9 periodico % dei casi, questi critici (baby o non baby che siano) sono degli aspiranti scrittori. Capostipite Gamberetta, anche lei si diletta a scrivere.
Tutti scrittori che, ovviamente, sono convinti di avere un best seller chiuso nel cassetto, sebbene nessuno riesca per adesso a comprendere il suo inestimabile valore. Se la prendono quindi con le case editrici che pubblicano robaccia come Falconi, Troisi, Strazzulla o Ghirardi, regni di editor incapaci e di mazzette.
Invece di capire perché il loro manoscritto non è pubblicabile (e i motivi si sprecano), passano le serate a spulciare gli erroretti, i refusi, le incongruenze altrui. Guai a una punteggiatura sbagliata, non sia mai. Evidenziamola subito, matita rossa. Del resto, lo dice il Manuale dello Scrittore. Esatto, lui, più famoso della Bibbia. Manuale che gli insegnerà qualche tecnica, indubbiamente, ma dal quale non apprenderanno mai come trasmettere un’emozione al lettore.
Mi chiedo se il tono caustico sia direttamente esponenziale al numero dei rifiuti che hanno ricevuto. Ve ne parla uno che non ha vissuto, come sapete, una cenerentola letteraria. Ho avuto i miei No a caratteri cubitali, più o meno pesanti, in aggiunta a quintali di elogi apocalittici da parte dell’editoria a pagamento.
Mi ricordo che quando iniziai a spedire Estasia Danny Martine e la Corona Incantata, mi arrivò un rifiuto piuttosto rigido. Anzi, frankly speaking, distruggeva il mio libro. Lo massacrava.
Dopo qualche giorno di umana frustrazione, seghe mentali e piagnistei sulla mia evidente incapacità, aprii gli occhi e capii che il libro non andava. Lo riscrissi, lo strappai, lo tagliai, lo rincollai. Fino a comporre la versione che convinse l’Armando Curcio Editore.
Libro ottimo superbesteller fighissimo irraggiungibile e ineguagliabile? Manco per sogno. Chi mi segue sa che mi sento anni luce distante dal primo volume di Estasia. Ne rimane tanto affetto, ma non più stima.  E’ vero, in corso d’opera l’ho migliorato, ma le sue basi non erano solide. Nè io, allora, avevo l’esperienza necessaria per renderlo ancora migliore. Questo, ovviamente si evince dal testo, parti più ingenue, derivanti dal Francesco quattordicenne, parti più curate, del Francesco trentenne.
Ma tant’è, la storia è alle spalle ed è mio compito guardare solo al futuro.
Il mio consiglio? Sempre il solito. Non perdete così tanto tempo a massacrare chi ha pubblicato. Spendete quel tempo, invece, a capire perché il vostro non riesce nell’impresa. Commerciabilità, stile, trama, personaggi, dialoghi e quant’altro.
C’è davvero tanto da fare per migliorarsi. Regola che vale per me quanto per voi.
Nel frattempo, buona calura di ferragosto 😉

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