MDNA Rome

Ogni volta che Madonna parte con un nuovo tour, mi chiedo sempre in che modo possa stupirci, senza ripetersi o proporre il medesimo show. E, ogni volta, Madonna ci riesce.

MDNA è un musical, un colossal, uno spettacolo visivo e scenografico che toglie il fiato. Si intuisce dall’intro, che riscotruisce l’atmosfera di una cattedrale con tanto di campane degne di un funerale. Un palco strabiliante, forse uno dei migliori che ho visto ai suoi concerti.

Sì, MDNA è decisamente superiore al precedente Sticky and Sweet tour. Certo, abbiamo una Madonna con qualche anno in più, che si vede nel suo aspetto ma non di certo nel carisma ed energia. Quasi due ore di musica, canzoni, backvideo eccezionali e provocatori,  coreografie incredibili.

I lati negativi dello show li conosciamo, sono sempre i soliti. E sono quelli per i quali i fan di Madonna chiudono un occhio, perché sono perfettamente allineati con il meccanismo dello spettacolo-Ciccone. Questo implica alcune canzone in playback, poche dal vivo, molte con base preregistrata. Il che è anche ovvio, non si può cantare e scatenarsi sul palco come fa lei. Non è umanamente possibile. Non lo era venti anni fa, tanto meno adesso.

Poi. Madonna concede rari momenti di interazione con il pubblico. Parla pochissimo, poche frasi di saluto. Un thank you finale alla velocità della luce senza darti il tempo di svegliarti dall’incanto. Ecco, forse il Celebration finale l’ho trovato freddo e piatto. Generalmente Madonna terminava i suoi concerti con qualcosa di più coinvolgente. Siamo solo alla 5 data del tour, spero che riveda il finale.

E la Madonna provocatrice? Le provocazioni ci sono, ma non scadono nel volgare, sono soprattutto ideologiche. Una Madonna vestita, che solo per poche canzoni mostra le braccia e mai le gambe. Vestiti curati con un Gautier impeccabile.

Insomma, per chi si è perso la data di Roma, consiglio di affrettarsi verso Milano o Firenze. MDNA è uno spettacolo teatrale, creato per coinvolgere anche i non-fan di Madonna.

E, come sempre, Madonna centra l’obiettivo, che era chiarire un semplice punto.

There’s only one Queen. And that’s Madonna.

Odi et amo

Leggevo un’intervista a Verdone su Repubblica.

Che dire, quoto ogni singola parola. Odio e amo Roma allo stesso tempo. L’amore viscerale per una delle capitali potenzialmente più belle al mondo, l’odio per come viene maltrattata e sottovalutata dalle persone che la vivono. Certo, non sono nato qui. Sono vissuto in Maremma, a Grosseto. Mi sono poi trasferito a Siena, infine a Roma. Ma ho visto tante capitali al mondo. Londra, Parigi, Madrid, New York, per citarne alcune. Città che a mio avviso non possono essere paragonate a Roma, che non nascondono i suoi meravigliosi segreti. Eppure là ti accorgi subito che c’è uno sforzo reale per trasformarle in luoghi indimenticabili per i turisti, ma anche vivibili per gli abitanti. L’attenzione al particolare, alla pulizia, la lotta contro il degrado e il percorso verso la modernità.

E’ un peccato, ma mi trovo d’accordo con Verdone. Forse il problema è che Roma non è amata dagli stessi romani, che forse neppure la conoscono. La subiscono, ci sopravvivono, ignorano i musei vaticani e la cappella sistina, si incazzano incastrati nel traffico. Perché, alla fine, come non capirli? Una città riesci ad apprezzarla solo se viverla non diventa un dramma. Se per uscire la sera non rimani incastrato nel raccordo anulare, che già ti ha strangolato il pomeriggio, se non devi fare a cazzotti per trovare un parcheggio o subire l’imposizione dei parcheggiatori abusivi, se puoi spostarti con mezzi pubblici. Proprio quei mezzi pubblici che impiegano secoli per comparire a Roma, adducendo le solite scuse dei reperti archeologici, quando l’unica verità è che a Roma si magna tanto.

Eppure Roma continua ad affascinarmi, anche dopo sette anni che sono un suo figlio acquisito. Tanto da ispirarmi storie, da viverla nella mia mente e in quella dei miei personaggi.

Resta sempre la speranza che prima o poi arrivi un’amministrazione capace di spezzare questo circolo vizioso. Una frattura che incoroni Roma e la trasformi per quello che è. Una delle più belle città al mondo.

L’ossimoro del capitalismo


Stamani mi recavo a lavoro, arrancando in mezzo a un traffico decisamente sopra la norma. Tanto che, arrivato a San Giovanni e non trovando – per fortuna – nessun incidente, ho pensato che ci fosse uno sciopero dei mezzi pubblici e non mi ero informato a dovere.

Invece no. E’ cosa nota che il traffico di Roma è precario, basta far cadere una tessera del domino che tutto va in tilt. La tessera del domino stavolta era l’apertura di un centro commerciale (l’ennesimo) e Trony offriva interessanti sconti. Interessanti, dicevo, non regalava nulla.

Però la gente ha iniziato a mettersi in coda dalle 23 di ieri, fino a raggiungere la cifra (pare) di 4000 persone alle 9 di mattina, come vede nell’immagine di sinistra.

Periodo di crisi. Ovvio, se uno è ricco non si mette a fare nottata per avere un iPhone 4 a 400 euro invece di 650. Ma se uno è povero, la notte la passa a casa con la famiglia, perché l’iPhone non è un bene primario. Né un televisore, una Xbox e quant’altro.

Trony non vende cibo. Vende elettronica, che io sappia.

Fila di 4000 persone per aggeggi di elettronica scontati. E poi? Il seguito ve lo lascio indovinare: risse, vetrine spaccate e la solita violenza che accompagna ogni simpatico happening di questo tipo. Oltre a una Roma nel totale caos.

Ma si sa, viviamo in un periodo di profonda crisi, non solo economica.

Per la cronaca: articolo Repubblica.