Dal week end

Ieri pomeriggio sono andato a vedere quello che era definito “il musical fantasy dell’anno”. Avevo trovato un biglietto scontato del 50%, per cui ho deciso di provare senza troppo informarmi. Perché già quel 3D live che leggete nella locandina è una menzogna. Oggi, quando parliamo di 3D, intendiamo la terza dimensione, così come ci ha abituati il cinema. Invece il 3D dell’Arca di Giada è semplicemente una proiezione 2D con elementi 3D ricostruiti al computer (tipo Shrek, per intenderci con poche parole). Pace, mi ero informato male, e il marketing furbo mi ha fregato.

Per il resto? Per il resto è il peggior musical che abbia mai visto. Non ho capito la storia (e neppure nessuno dei miei vicini di posto, quindi non sono io l’idiota). Per quel poco che ho compreso, il solito fantasy condito dei più triti cliché di cerca, fanciulla rapita, talismano magico. Bene e male, bianco e nero, ancora nella salsa più vecchia e abusata del mondo. Nel 2012, mi spiace, è il flop più flop del mondo. Oltre che rafforzare il concetto che questo sia il fantastico, seppur non letterario, ai giorni nostri. Noi scrittori e lettori appassionati di fantastico ci lamentiamo che il genere sia considerato di serie B, relegato ai soliti preconcetti. Purtroppo queste rappresentazioni non giocano a nostro favore. Proprio per niente.

E poi? Un’acustica terribile. Delle canzoni inascoltabili, qualche cantante stonato. Si salvano invece la coreografia e i ballerini, davvero bravi, e una scenografia alla fine accattivante. Che non sono bastati per evitare uno sbadiglio prolungato per quasi due ore.

Cambio di argomento. In maniera brutale.

Ho seguito la tragica vicenda del naufragio vicino all’isola del Giglio da internet e dai notiziari. Inutile che aggiunga parole e commenti a una delle tragedie più terribili, per il nostro paese, negli ultimi anni. Una vicenda che ha il sapore dell’impossibile, dell’evento che non può più accadere al giorno d’oggi, ma che è solo un ricordo o un film ambientato nel 1912.

Strana, cinica e assurda la sorte, che 100 anni dopo ripresenta quello stesso evento, seppur con conseguenze meno devastanti. Ancora più sconvolgente, per me, che sia capitato proprio all’isola del Giglio, così vicina alla mia città natale.