Di nuovo. Ci risiamo.
Certo, per un argomento del genere servirebbe tanto spazio, una bella lista di link, tanto tempo per riflettere. Lo ammetto, a volte mi scoraggio.
Perché quando leggo l’articolo che mi ha segnalato Andrea Cattaneo su Il Fatto Quotidiano, firmato Thomas Mackinson, arriva il nuovo scoramento.
Di nuovo, si scrive con tanta fretta. Il link dell’articolo riporta “pensione” e non “passione” come suggerisce (in modo più o meno allusivo) il titolo. Forse è un segno divino, in molti casi per alcuni andare in pensione è una liberazione per tanti. Ma non siamo nei tempi giusti, così ci insegna il Governo. O ci avverte.
Comunque, la frase da leggere con attenzione è la seguente:
“Tutto per via di quella passione per il fantasy che ha coltivato fin da ragazzo e diffuso attraverso riviste, libri, cicoli, siti e forum online.”
Eccoci. Dunque, che ogni articolo su Casseri parli del suo legame con il mondo fantasy è ovvio e scontato. Fa parte della sua biografia. Spero che se fosse stato un appassionato-sfegatato di noir avrebbero dato la colpa non a Tolkien ma a Lucarelli, Ellroy, Scerbanenco. O forse non sarebbe accaduto, chissà.
Ci risiamo, ancora. Mille volte ci sgoliamo a sdoganare il fantasy, che per devastante ignoranza per molti è e sempre sarà per bambini, che il fantasy non è di proprietà dei nazisti e della destra (mi trovate d’accordo con quanto scritto e sintetizzato da Licia Troisi) e poi ti accorgi che per diecimila volte i giornalisti continuano a fare le loro associazioni. Il fantasy è per bambini, alienati, psicotici. E pure nazisti.
Figuriamoci. Ricordo ancora il Fantasio Festival di qualche anno fa, durante il quale una scrittrice e giornalista mi chiese se la mia passione per il fantasy derivasse da qualche mia sociopatia non dichiarata. Se me lo chiedesse oggi, che mi girano i cosiddetti, le risponderei con un secco: sociopatica sarà la su’ sorella. E vada pure a ‘fanculo.
All’epoca provai a far capire cosa è il fantastico. Di cosa parla. Pagine, autori, esempi. Scomodando ancora una volta (e che palle, lasciatemi dire) Calvino. Eppure, quello è fantastico. Eppure si insegna persino a scuola. Per poi sentirsi dire: ah, ma quella è letteratura. Già. Proprio di questo si parla. Il punto è capire cosa significa quella.
Ed erano quattro anni fa.
Ribadiamolo ancora, anche se non servirà a nulla. Il fantastico non è nazista, razzista, omofobico, per ragazzi sociopatici e persone incapaci di relazionarsi con la realtà. Né tantomeno appartiene solo alla letteratura per bambini.
E’ un genere che, guarda caso, parla proprio della realtà. Velandola, a volte, spesso neppure con troppe metafore. Ed ecco la classifica di chi parla di fantastico:
A – chi il fantastico non lo conosce. Al massimo ha sentito parlare di un film dove c’era un drago, un maghetto sulla scopa o un vampiro che sbrilluccica.
B – chi il fantastico lo ha letto, ma non lo capisce. Proprio non ci arriva.
C- chi usa il fantastico perché è un mezzo per sentirsi intellettualmente superiore agli altri.
Ora, il punto è infilare questi recensori, giornalisti, lettori nei tre barattoli A,B,C. In molti casi queste persone andrebbero spezzate in tre parti, per non far torto a nessuno dei loro unici 3 neuroni.