You pay, You publish.

Un post con pubblicazione automatica, ammesso che funzioni.
Autoquoto uno spezzone del mio precedente post: “Mi ricordo che quando iniziai a spedire Estasia Danny Martine e la Corona Incantata, mi arrivò un rifiuto piuttosto rigido. Anzi, frankly speaking, distruggeva il mio libro. Lo massacrava.
Dopo qualche giorno di umana frustrazione, seghe mentali e piagnistei sulla mia evidente incapacità, aprii gli occhi e capii che il libro non andava. Lo riscrissi, lo strappai, lo tagliai, lo rincollai. Fino a comporre la versione che convinse l’Armando Curcio Editore.
Tanto per collegarmi a una questione, che ahimè, pare intramontabile: l’editoria a pagamento.
Inutile dirvi che anch’io mi sono scontrato con questo tipo di offerte, anche perché in genere sono le prime che arrivano. Un esempio, molto simpatico: spedii Estasia 1 a un editore pugliese la sera alle 21.30. La mattina seguente alle ore 9 mi telefonò per chiedermi dove spedirmi il contratto.
Contratto a pagamento s’intende. Tornassi indietro lo interrogherei sul libro. Senza andare troppo nel dettaglio, solo sulla sinossi.
Ecco, questo piccolo aneddoto (e ce ne sarebbero molti altri) credo basti a delineare le caratteristiche dell’editoria a pagamento.
Ovvio, mai generalizzare anche perché, in questo settore, la scelta è ampia e variegata. Chi vi chiede contributo per editing, chi di comprare copie, chi semplicemente taglia la testa al toro e vi chiede minimo 4.000 euro.
La mia posizione è sempre la stessa: non accettate SE credete nel vostro libro. Appunto, notate il SE maiuscolo. Se il vostro scopo è solo quello di pubblicare un libro destinato a una decina di parenti, allora nessun problema. Ne siete coscienti. Servitevi di Lulu o strumenti simili.
Ma SE il vostro scopo è quello di avere un punto di partenza, allora state prendendo un abbaglio. Un GROSSO abbaglio. Sempre generalizzando e prescindendo dal minimo di serietà che potreste _forse_ trovare, leggetevi le seguenti considerazioni.
Premessa: un editore a pagamento non rischia in prima persona, perché le spese minime (e un certo margine guadagno) l’avete pagato voi
Ne consegue che:
1.    Non è interessato a distribuirlo. La distribuzione costa, e la casa editrice deve avere agganci enormi per essere “tenuta in buona considerazione” dal distributore
2.    Avrete un editing pessimo, se non esistente. Ergo, non solo il libro sarà poco curato, ma voi non imparerete nessuna tecnica di scrittura
3.    Non esisterà alcuna promozione, né azione di marketing. Diffidate dalle buste gonfie di depliant che vi propongono chissà quali passaggi televisivi o radiofonici.
Ricordatevi che gli editori a pagamento NON sono un punto di partenza. Gli editor delle grandi case editrici in genere non vedono di buon occhio un autore auto-pubblicato. Non dico che vi brucerete, ma non vi servirà a nulla.
Per poi concludere con:
1.    Una grande delusione perché il libro dei vostri sogni non ha avuto il successo sperato, il packaging è terribile, avete la stanza piena di libri e non sapete più a chi darli.
Spesso mi vengono chiesti per mail consigli sull’editoria a pagamento, queste sono in genere le mie considerazioni. D’altronde rimango amareggiato quando scopro che non mi avete ascoltato minimamente. Forse è la smania di pubblicare, la fretta, il desiderio di vedere il proprio libro stampato. In molti casi neppure attendete la risposta delle grandi case editrici, che ci mettono minimo sei mesi. E vi fate infinocchiare da tante belle promesse, e lo fate volutamente. Ovvio, nella vita si può raggiungere una meta tramite diverse strade. Ma, vi assicuro, la più breve non è mai quella giusta.
Come fare allora? Pubblicare con le grandi case editrici è semplice? Nient’affatto, certo. Ma esistono le medie o le medio piccole da cui potrete imparare molto. Non demordete.
Per finire preciso che non voglio assolutamente criticare la scelta di nessuno, anche se sono assolutamente contrario a business commerciale che nulla ha a che vedere con i romanzi. Se volete a ogni costo pubblicare il vostro libro, fatelo pure, nella modalità che reputate migliore. Ma, sia ben chiaro, non vi lamentate poi se vi rispecchierete poi in uno di quei punti che ho sopra elencato.

18 Commenti

  1. E qui direi che, almeno con il sottoscritto, sfondi una porta aperta ^_^

  2. Essenzialmente mi spiace vedere libri sprecati.
    Ne ho letti alcuni che avevano davvero buone potenzialità, se rivisti da un editor, limati e corretti.

    Stessa cosa che dissi alla Romagnoli, libro che infatti fu pubblicato dalla Lindau.
    Lei seppe aspettare, con santa pazienza, che arrivasse un editore non a pagamento.
    Un buon esempio da prendere in considerazione.

  3. Aggiungo, se permetti, un consiglio.
    Se proprio uno ha fretta e voglia di essere letto, allora che pubblichi in rete.
    Ci sono diversi esempi di scrittori che passando per la rete hanno poi incontrato il successo.
    Quasi tutti anglofoni, ad es. Scott Lynch, ma anche qualche italiano.
    Mi viene in mente Lara Manni, che è partita con una fanfiction in rete e poi è finita a pubblicare con la Feltrinelli 🙂

  4. No, Valbe, la cosa non funziona. Chi vuole pubblicare un libro vuole vederlo fisicamente su carta, non è interessato a provare la via di internet.

    Secondo: io non mi sento di consigliare la via di internet. Ok, è andata bene a Manni e Valenza, ma a mio avviso si rischia di bruciare un libro.
    E poi, quale sarebbe il vantaggio? Creare rumore o migliorarlo con i consigli dei lettori _che potrebbero anche peggiorarlo_?

  5. Sulla prima obiezione non discuto, in effetti a molti fa piacere avere qualcosa di tangibile.
    Riguardo alla seconda direi che sei un po' pessimista. Io non credo che si rischi di bruciarlo, se il "prodotto" è buono non penso ci siano problemi.
    Guarda ad esempio il caso di Barbi. E' stato pubblicato da una casa editrice minore ed ora sarà ripubblicato dalla baldini. Non credo che si pubblichino solo libri "vergini".
    Comunque il concetto è di creare rumore e un'opinione favorevole nei lettori. Assolutamente da evitare il confronto coi suggerimenti degli stessi. 😉

  6. Donc, credo siano casi isolati, e non conosco l'iter con cui l'acchiapparatti (che ho in versione originale e che devo ancora leggere) sia arrivato alla Baldini (anche perché spesso e volentieri, nel contratto editoriale i diritti restano alla casa editrice per diversi anni, a meno che non ci sia un'acquisizione che comporta ulteriori problematiche. Può darsi che questa clausola non ci fosse, o che Baldini abbia acquistato il titolo. Insomma, sono complicazioni).
    Ovvio, non è escluso che un libro possa essere pubblicato da un grande editore anche se è passato in rete, pubblicato a pagamento o da un piccolo editore.
    Le eccezioni ci sono sempre, ma in quest'era in cui si creano false illusioni sull'editoria, mi sento di sconsigliare questo metodo, suggerendo quello tradizionale. Tutto qua.

  7. Allora vada per lo "sconsigliamento" 😀

    Comunque la vera eccezione è trovare qualcuno che scrive in maniera decente. 😉

  8. Anche questa è una discussione interessante… Io sono d'accordo con Francesco, e di solito sconsiglio anche il doppio binario non a pagamento (e per questo mi son scornata sul forum della WMI con uno dei responsabili di una casa editrice del genere che cercava di convincermi che sbaglio).

    Per l'online credo che ogni storia sia a sè: Fabrizio non so se è stato notato on line, ma Lara no, lei aveva un agente. Magari l'agente l'ha notata online, questo non lo so, ma la Feltrinelli no.

    Per l'Acchiapparatti l'ha spiegato lo stesso Francesco su Anobii: un collaboratore di B&C l'ha letto e, impressionato, l'ha passato alle 'alte sfere'. Le quali ovviamente a loro volta son rimaste impressionate.

    Certo poi ci sono casi di blogger notati online, Pulsatilla credo sia il caso più famoso, ma qui è ancora diverso, non c'era un suo libro online, solo lei e la sua collezione di post che l'editore ha incocciato (o più probabilmente di cui ha sentito parlare, visto che era un blog seguitissimo).

    Infine ci sono casi come quella tizia sudamericana che aveva totalizzato un sacco di download di una Potter-fiction e un editore lo è venuto a sapere e le ha pubblicato un suo libro.

    Se però il discorso è generale (e in effetti uno non è che può confidare nell'eccezione) , la prospettiva di Francesco mi sembra la più logica

  9. Prendo un spezzone da un discorso che ho fatto da altre parti.

    "Gli editori a pagamento giocano sporco, facendo leva sul desiderio delle persone di vedere pubblicata la sua opera. Ognuno è libero di fare le sue scelte, ma per me un sogno, così vedo lo scrivere libri, non va svenduto. Si sa, chi ha pubblicato o ha provato a farlo lo conosce meglio di me, che l'editoria è una giungla: risposte non date, tempi lunghi e rifiuti. C'è chi propina scorciatoie, ma il paese dei balocchi non esiste e se si incontra qualcosa che dice di esserlo, porta solo tristezza e un pugno di mosche"

  10. oh comunque l'autopubblicazione ha funzionato eh!
    allora c'è ancora qualcosa che funziona in te! buono a sapersi, emmai dovesse servire……. ahahah

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