Il Sanremo sempre più trash

Ho seguito Sanremo solo perché esiste Twitter. Cercare l’#tag Sanremo, leggere i tweet degli utenti “live” durente le varie esibizioni è esilarante.

Una corsa al massacro. Il divertimento trash di prendere in giro una trasmissione che forse non ha più senso di esistere. il comune divertirsi in una distruzione di massa.

E potrebbe essere questa la conclusione, in effetti, se davvero Sanremo non meritasse il linciaggio. Una trasmissione che succhia una bella fetta del canone RAI, tassa teoricamente obbligatoria. Noi cittadini italiani, in pratica, siamo obbligati a pagare per Sanremo. Per quattro ore x quattro giorni di vera spazzatura e di canzoni mediocri. Perché, ovviamente, Sanremo non è più il festival della canzone.

Mercoledì è diventato SanCelentano, con un risultato pessimo e di cattivo gusto, atto solo a fare audience e innescare le polemiche che domani nessuno ricorderà più. Morandi impacciato, i Soliti Idioti che ci fanno sprofondare nel baratro dell’imbarazzante, con gag da sbadiglio, riproponendo il cliché della coppietta gay anni ’70, con tanto di bacio al conduttore. E poi, sempre per rimanere nel pornosoft anni ’70, un bel tatuaggio di Belen. Perché le mutante sono #missing, come diceva un #tag di twitter.

Già, dovrebbero esserci anche le canzoni. Ma non credo che nessuno le ricordi.

C’era chi dormiva, chi guardava il tatuaggio di Belen. Chi era già al bagno.