Presentazione a Latina e cena con l’autore

Iniziamo il lunedì con un comunicato stampa, in merito alla presentazione di giovedì prossimo a Latina, ore 1630 alla Feltrinelli.

L’evento, organizzato dall’associazione Chimera, sarà una bella chiacchierata su Evelyn Starr. Dopo, per chi è libero, è stata organizzata una cena con l’autore.

Poi, visto che maggio si avvicina, darò “live” qualche anticipazione dei miei prossimi libri, sia il sequel di Evelyn Starr, sia il nuovo romanzo “top secret” ;).

Ecco la locandina:

Qui, invece, trovate il PDF con dettagli aggiuntivi: comunicato stampa Evelyn Starr

Aggiornamenti

Sono sempre vivo, eh. Rapido post, indolore o quasi.

Sono alla seconda stesura del libro – sì, avete capito quale – che uscirà a maggio. La seconda stesura da revisionare con l’editore, dopo le quattro o cinque che ho già fatto precedentemente. Una revisione più leggera, ma comunque impegnativa e che assorbe ogni mio momento libero.

Poi ritornerò sul pezzo, promesso. Per adesso la priorità è chiudere questo libro. Nel migliore dei modi.

Per me, per voi.

I Self-Esordienti con iBooks

Ci siamo. Ce lo aspettavamo, ed è successo. Il contrattacco Apple verso Amazon. La battaglia del self publishing che aiuterà gli esordienti a bypassare le case editrici e a diventare famosi su tutto il globo.

Devo davvero commentare e ribadire le solite cose? Forse no. Devo sottolineare, per l’ennesima volta, l’american dream di un self publishing che non porterà a nulla, né realizzerà il sogno di diventare dei veri scrittori? Meglio di no. Devo ripetere, ancora e ancora, che la strada della scrittura è in salita, piena di buche, di gomiti fratturati, di ostacoli, di errori, di mento sbattuto al suolo? Mi pare inutile.

Eppure, chissà, sarebbe utile. Perché come sempre il desiderio della via più semplice luccica più dell’idea di seguire la strada maestra, quella più vecchia e consolidata, quella più difficile. E’ più facile rifugiarsi nell’idea dei complotti massonici delle CE, nella certezza dell’impossibilità di raggiungere un grande editore perché non abbiamo santi in paradiso, e adagiarsi nell’idea che il nostro libro avrà un successo clamoroso grazie al self-publishing. Da quel momento, con il nostro bellissimo CV, saremo pronti a distruggere il mercato.

Ma non sarà così. Purtroppo le stelle americane sono per l’appunto comete. Comete che non passeranno in Italia, dove le abitudini sono molto diverse, tanto più chi usufruisce degli ebook.

Ora, però, si ritorna sempre al rovescio della medaglia. Se è solo una prova, un self publishing cosciente, se non è l’illusione di un punto di partenza, non c’è nulla di male. Ma poi, come sempre, per diventare scrittori servono due fattori fondamentali: avere la stoffa – quella innata, che nessuno ti dà – e la volontà di migliorarsi. Volontà che implica tanta fatica ed editor bravi che ti aiutano a superare i tuoi limiti. Questa è la strada che consiglio, ma non sono affatto contro il self-publishing se seguito con cognizione di causa. Sono contro alla mera illusione.

Poi c’è il self publishing. Poi c’è anche iTunes Author. Così, tanto per tornare sul concreto, vi fornisco qualche dettaglio, sperando che vi siano d’aiuto:

– creare un account iTunes Connect (non valgono quelli precedenti di developer)

– chiedere un codice EIN USA

– ricevere il codice e inserirlo in iTunes Connect per la creazione dell’account

– Firmati i contratti, si procede con iTunes Producer per la creazione dell’iBooks

– occorre richiedere codici ISBN su  ISBN.it (somma iniziale di 36,3 € + 3 € per 25 codici/25 libri)

– si passa all’approvazione su iBooks, e questo sarà l’unico canale di vendita.

– Apple si magna il 30% delle vendite

Procedura rognosa e burocratica. La domanda, però, è un’altra. Occorre chiedersi cosa vogliamo ottenere.

Buon fine settimana.

Mad for… Golden Globe. Su Gaga. Su Madonna. Su Sir Elton.

Non scriverò mai più una biografia. O almeno non lo farò più su esseri viventi. Meglio scegliere i defunti, che se ne stanno buoni e non fanno troppo casino e non ti destabilizzano.

Perché, Mad for Madonna, per ovvi motivi non potrà contenere il tornado Madonna targato 2012. Dall’uscita del suo film W.E., al nuovo album, al prossimo Tour. Alle sue numerose apparizioni e interviste.

Tanto per cominciare, la vittoria di un Golden Globe per la canzone Masterpiece. Un pezzo che merita, un testo davvero interessante sopra una melodia minimale e non troppo infarcita.

Ma, visto il mood scazzone del presente post, proseguiamo sulla linea leggera e gossip. Non era infatti  della stessa opinione Sir Elton John, che pochi minuti prima della premiazione aveva pronosticato: Madonna non ha una fuck*** chance di vincere. Appunto. Mi sa che non c’è rimasto troppo bene, almeno dall’espressione che ammiriamo qui sotto.

Ma l’importante è partecipare, Sir Elton. Non si attapiri. Come andrà il mio prossimo libro? Mi dica che non ho una fuck*** chance neppure io. Magari mi porta bene.

Poi, il Mad-tornado si è scatenato sul gossip Madonna-Gaga. Doveva succedere ed è successo. Dopo una canzone pseudo-copiata (Born this way), dopo mille apparizioni fotocopia, Madonna ha detto la sua. Con classe, ma in modo tagliente. E i little Monsters, i piccoli fan gaghiani, si sono scatenati imbestialiti contro la Regina del Pop. Ecco un tipico esempio di animo little monster:

“We Wonder how much she’ll pay for this one?” – in riferimento al presunto fatto (non vero) che Madonna compri bambini in Africa. Little Monsters, aspettate qualche mese. Poi lo farà anche Gaga, copiando solo in modo più goffo.

Ovviamente sto scherzando. A me Gaga sta simpatica. Mi diverte. Mi piace la sua musica. Non la percepisco ancora come un’artista, non mi dà le stesse emozioni di Madonna. Ovvio, non ha la stessa carriera alle spalle. Qui si parla di 30 anni sulla scena mondiale, non di 3. Se avrà la stoffa, Gaga si porterà tanti piccoli Little Monsters con sé, per ancora tanti anni. Se invece non avrà i suddetti, se è solo un’operazione markettara, ci divertirà per un altro po’, poi scomparirà come le tante avversarie comete di Madonna.

Per il resto, siamo in attesa del nuovo album e della sua performance al SuperBowl. 12 minuti e 40 secondi, dove Madonna si esibirà in “Gimme All Your Luvin’”, “Ray Of Light”, “Vogue”, “Music” ed “Holiday”. Un mini Show che entrerà nella storia, così come lei stessa ha dichiarato. Un’affermazione pericolosa. Ci riuscirà? Forse, già mi incuriosisce la regia affidata al Cirque du Soleil.

Vedremo. Per adesso divertiamoci con questo fanmade che celebra i suoi 30 anni di carriera.

httpvh://www.youtube.com/watch?v=t-tvP92Bn0k

Sulla Concordia

 

Ho seguito in questi giorni la vicenda del naufragio della Concordia, culminata con la telefonata di ieri tra Schettino e De Falco. Telefonata che ha fatto il giro della rete, di Youtube, dei telegiornali. Con altrettanto interesse ho seguito le reazioni della rete.

Come sempre, i media sono lo strumento più potente per esorcizzare quella che rimarrà come una delle più tristi tragedie di questi ultimi anni, almeno in Italia. Schettino, ormai ridotto a barzelletta, imbambolato e con seri problemi di lingua italiana. Il perfetto capro espiatorio, lo specchio di un’Italia dove molte persone comandano e poi fuggono nel momento in cui la nave affonda. E poi abbiamo De Falco, perché serve l’eroe, il contrappeso, colui che invece rappresenta l’Italia buona, quella che si salva, quella che dobbiamo ammirare.

Ora, è difficile dare dei giudizi in merito, anche se in realtà l’ho già fatto. E’ difficile perché, come sempre, la libera informazione è solo una chimera filtrata dai media e dai giornalisti, oppure offuscata dalla confusione della rete. Spero, ma non ne sono troppo sicuro, che un giorno scopriremo la verità sulla vicenda.

Adesso, però, è il momento dell’eco mediatica, come accade sempre dopo una catastrofe. Poi, fra un paio di settimane, il boom passerà. Ma non le vittime, non il relitto d’acciaio che distruggerà una delle più belle isole d’Italia, dove ho trascorso anch’io bellissimi momenti della mia infanzia.

No, non c’è alcuna giustificazione per Schettino, intendiamoci. Né riesco, onestamente, a provare pena, o a capire cosa può succedere in caso di attacco di panico. E’ umano avere paura, già. Ma è disumano che una tale persona diventi il comandante di una nave e gli sia affidata la responsabilità della vita di 4000 persone. De Falco, invece, ha semplicemente svolto il suo lavoro. Perdonatemi, di eroico io non vedo nulla.

E poi, ci sarebbe da porsi tante così tante altre domande. Ammutinamento di parte dell’equipaggio? Pare. E gli altri ufficiali, “caduti” sulla scialuppa insieme a Schettino? E il comandante in seconda? Contano poco, c’è già Schettino. E poi, le persone che in un momento così drammatico, pensano a filmare la tragedia. Da dentro la nave, invece di cercare di salvarsi. E di salvare chi ha bisogno d’aiuto.

Nella tragedia, la fortuna che la nave fosse a cento metri dalla riva. Non oso immaginare se fosse accaduto in mare aperto.

Ma parlare serve a poco. Tutto il tam tam mediatico seguirà il suo corso, inossidabile e lineare, per poi scomparire. Mentre rimarranno per sempre le vittime e il dolore dei loro familiari.

1Q84 Murakami

Le mie letture del 2012 iniziano con Murakami Haruki e il suo nuovo famoso libro 1Q84. Le mie stelline, ammesso che servano a qualcosa e ne dubito, su Anobii sono state 4/5. Un 4 derivante da un’attesa per il terzo volume, soprattutto.

Allora, piccola premessa. Nuovo post impopolare, che non mi darà la carta d’accesso all’Olimpo intellettuale del fantastico ma, come sempre, chissenefrega. Il punto è molto semplice, quando un libro è urlato come capolavoro, le mie attese sono elevate. Molto elevate. 1Q84 è senza dubbio un buon libro, Murakami un autore di rilievo, ma dal mio punto di vista 1Q84 non è un capolavoro. Un buon libro nel panorama della letteratura contemporanea, una storia interessante da leggere, un valido esempio di come può essere il fantastico per adulti.

Ho amato i personaggi di Aomame e Fukaeri. Li ho amati per le prime 400 pagine, ma non sono riusciti a convincermi per le successive 300. Forse è stata la frattura dal realistico al fantastico, un sense of wonder che, seppur in modo graduale, ha ingessato queste due protagoniste che avevano tutte le carte in regola per mostrare altre sfaccettature. Tengo, invece, lo ritengo un personaggio mal riuscito. Non ho provato nessuna emozione né entusiasmo nel leggere le sue vicende. La struttura a doppio POV alternato nei capitoli non aiuta. E’ stata una scelta strutturale che anch’io ho fatto in alcuni miei libri, e sono cosciente dei limiti che comporta.

La storia, invece, almeno la parte realistica è avvincente e ben riuscita. Insomma, è già un grande pregio poter leggere più di 700 pagine senza mai stancarsi. E sono pochi gli autori che ci riescono, come King per esempio. La parte surreale-fantastica per adesso è piuttosto nebulosa. I Little People, i concetti di mother-daughter e receiver-perceiver, a volte stridono. Dalle definizioni, alla scelta dell’inglese dei nomi, a una rappresentazione a mio avviso un po’ forzata. Idem per la crisalide d’aria, che poteva essere sfruttata meglio. Nell’impianto generale del libro creano tuttavia attesa e curiosità. Elementi che spero siano ben delineati nel prossimo volume.

Purtroppo ciò che non mi ha convinto e non mi ha permesso di godere appieno di questo libro sono state alcune scelte stilistiche. Ne riportai una su facebook, ma facciamo attenzione. Non voglio trovare il pelo nell’uovo, né sezionare il libro frase per frase. Ma chissenefrega, sono solo un lettore che vuole leggere una bella storia. Ma, d’altro canto, lo stile non è un valore aggiunto opzionale, è la ciccia che sta sopra le ossa del romanzo. Sfumuture stilistiche di impronta nipponica, o del tratteggio di Murakami, che però mi hanno distratto dalla lettura e interrotto dalla full immersion. Così come i dialoghi, dove spesso Murakami abusa nella ripetizione delle parole tra gli interlocutori e che, a lungo andare, imbambola i personaggi.

Nel complesso 1q84 è un libro che ho apprezzato per l’originalità del fantastico, il taglio, e la sua indubbia capacità visionaria. Attendo con curiosità il terzo e ultimo volume, nel frattempo continuerò a leggere altro di questo autore.

Dal week end

Ieri pomeriggio sono andato a vedere quello che era definito “il musical fantasy dell’anno”. Avevo trovato un biglietto scontato del 50%, per cui ho deciso di provare senza troppo informarmi. Perché già quel 3D live che leggete nella locandina è una menzogna. Oggi, quando parliamo di 3D, intendiamo la terza dimensione, così come ci ha abituati il cinema. Invece il 3D dell’Arca di Giada è semplicemente una proiezione 2D con elementi 3D ricostruiti al computer (tipo Shrek, per intenderci con poche parole). Pace, mi ero informato male, e il marketing furbo mi ha fregato.

Per il resto? Per il resto è il peggior musical che abbia mai visto. Non ho capito la storia (e neppure nessuno dei miei vicini di posto, quindi non sono io l’idiota). Per quel poco che ho compreso, il solito fantasy condito dei più triti cliché di cerca, fanciulla rapita, talismano magico. Bene e male, bianco e nero, ancora nella salsa più vecchia e abusata del mondo. Nel 2012, mi spiace, è il flop più flop del mondo. Oltre che rafforzare il concetto che questo sia il fantastico, seppur non letterario, ai giorni nostri. Noi scrittori e lettori appassionati di fantastico ci lamentiamo che il genere sia considerato di serie B, relegato ai soliti preconcetti. Purtroppo queste rappresentazioni non giocano a nostro favore. Proprio per niente.

E poi? Un’acustica terribile. Delle canzoni inascoltabili, qualche cantante stonato. Si salvano invece la coreografia e i ballerini, davvero bravi, e una scenografia alla fine accattivante. Che non sono bastati per evitare uno sbadiglio prolungato per quasi due ore.

Cambio di argomento. In maniera brutale.

Ho seguito la tragica vicenda del naufragio vicino all’isola del Giglio da internet e dai notiziari. Inutile che aggiunga parole e commenti a una delle tragedie più terribili, per il nostro paese, negli ultimi anni. Una vicenda che ha il sapore dell’impossibile, dell’evento che non può più accadere al giorno d’oggi, ma che è solo un ricordo o un film ambientato nel 1912.

Strana, cinica e assurda la sorte, che 100 anni dopo ripresenta quello stesso evento, seppur con conseguenze meno devastanti. Ancora più sconvolgente, per me, che sia capitato proprio all’isola del Giglio, così vicina alla mia città natale.