Il cimitero delle idee

Nella stanza dove scoppietta il fuoco del paiolo delle necessità, c’è anche quello che chiamo il “cimitero delle idee”. Niente lapidi. Basta con il dark age. A cosa serve? Semplice, il paiolo non può contenere le necessità all’infinito, altrimenti si trasformano in una poltiglia scotta.
Trovate un’immagine qui accanto abbastanza significativa. Un cestino semplice, senza tanti orpelli, con il simbolo recycling stampato su un lato. Parola orribile, a mio avviso, perché dà l’idea di qualcosa di rimaneggiato. Un po’ come incollare dei cocci rotti.
In realtà la situazione è più complessa. Le necessità cuoce nel paiolo per un po’ di tempo. Si aggiungono ingredienti, mai dimenticare un pizzico di sale e di pepe, e si lascia bollire a fuoco lento. Dopo qualche settimana, vado a vedere se è pronto il supercalifragilistichespiralidoso. La assaggio. Se il sapore mi convince aggiungo delle spezie. Se invece mi pare sciapa, la getto nel cestino.
In altre parole, era una finta necessità. Un abbaglio, oppure un’idea poco solida, magari nata da un’emozione momentanea. Un’esigenza che è scaduta troppo in fretta.
Le necessità del cimitero delle idee non sono morte per sempre. Oddio, resuscitare qualcosa da un cimitero sa molto di zombie, lo ammetto. Del resto, non è un vero riciclaggio. E’ qualcosa più simile a una reinvenzione.
La necessità che a una prima cottura non mi ha convinto si può rimaneggiare e rimpastare con qualche nuovo  ingrediente. Spesso basta consultare un buon libro di cucina per avere l’ispirazione e… zac! Pronta una nuova ricetta. Voilà, ratatouille! La necessità finisce di nuovo nel paiolo.
Si aspettano quindi altri giorni. Può essere un’altra perdita di tempo, lo so fin dall’inizio. Perché a volte sperimentare è boooooom! Pericoloso. In altri casi estremamente divertente.
L’importante è sempre tornare di fronte al nostro paiolo.
Vi giuro, i fumi del paiolo non sono tossici. Né corretti con erbette magiche. Almeno credo.

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