Un genio incompreso

Tempo fa leggevo questo articolo su repubblica: "Un lavoro si trova, ma dequalificato Italia, il Paese dei cervelli sprecati".
Nulla di nuovo, mi direte voi. Effettivamente è una solfa che si ripete da anni, e che non accenna minimamente a cambiare. L’altro giorno leggevo su un altro giornale che un laureato guadagna in media 120 euro in più al mese rispetto a un diplomato. Il che mi ha lasciato basito, se penso ai 5-6 anni d’università passati a rovinarmi la salute visiva e mentale sui libri. Per non considerare poi la spesa immane che una famiglia deve sostenere per mantenere il figlio all’università. Forse nelle grandi città la cosa è un pelino più semplice, ma immaginate uno come me, che vive in una piccola cittadina di provincia come Grosseto, con delle pseudofacoltà che altro non sono che distaccamenti di altre sedi. Ho vissuto per 6 anni a Siena, e non voglio nemmeno provare a fare il conto di quanto ho gravato sulle spalle dei miei. Affitti alle stelle, libri, tasse universitarie e vari addendum.
La mia famiglia si è sacrificata per me e io ho fatto il possibile per finire al più presto con un buon risultato. Pare demagogia, ma non è proprio così visto che all’epoca qualche mio amico interpretava l’università come una gita fuori città per fare baldoria, feste e tanto altro (il che non è sbagliato, basta dosarlo e portare a casa i risultati ;)).
Comunque, morale della favola, mi chiedo se è veramente servito studiare tutti questi anni. Ok, sono ingegnere, ho il mio bel lavoro a tempo indeterminato, ma di certo non sgauzzo nell’oro. Il mito dell’ingegnere ricco e ricercatissimo è defunto nel 2001. Conosco tanti miei colleghi a spasso, altri con uno stipendio di appena 1000 euro. Il fatto è che a me piaceva studiare ingegneria. Stava e sta nel mio DNA, e per quanto mi sforzi non lo posso cambiare.
D’altronde, mi piacerebbe anche sfruttare appieno ciò che ho studiato per anni, e anche essere gratificato, sia lavorativamente, sia economicamente.
Questa è l’Italia in cui viviamo, a prescindere dai governi che puntualmente non fanno un tubo. Le aziende non investono, i dipendenti non sono retribuiti in modo equo né gratificati per il loro lavoro.
Unica chance? Già, c’è poco da fantasticare. La solita soluzione che troppo spesso sento dai miei amici o leggo in qualche blog. "Emigrare" all’estero, e neppure troppo lontano. Basta guardare la Germania o l’Inghilterra per scoprire orizzonti del tutto diversi.
Circa un anno fa ho avuto una proposta di lavoro a Londra, per una cifra che si aggira a circa 4 volte quella attuale. Stipendio da capogiro, che mi lasciò stordito. Ci ho pensato a lungo, ho valutato anche il fatto che il tenore di vita a Londra fosse ben più alto di quello di Roma, ma qualsiasi equazione conduceva al medesimo risultato: Vita da Nababbo.
Quindi perché non ho fatto le valigie e sono partito? Bah, per una serie di motivi,  tra cui  una sorta di pigrizia. No, non mi voglio nascondere dietro un dito. Ho stravolto troppe volte la mia vita in passato, e ho seguito il dedalo di strade che il destino mi rivelava in modo troppo impulsivo senza fermarmi un attimo a ragionare. Grosseto, Siena, Roma. E’ vero, sono tutte trame trame di un destino che mi hanno fatto conoscere bellissime persone, che mi hanno spinto a pubblicare due libri, a vivere in questa complicata capitale. E a un’infinità di altre cose.
Mi sono chiesto quindi se ero veramente pronto a scombinare ancora una volta la mia vita solo per il denaro. Fuggire in Inghilterra, stringere i denti i primi mesi, soffrire un po’ di solitudine per poi iniziare una nuova esistenza più agiata. Seguire gli schemi burocratici e culturali di un popolo che non mi appartiene, abituarmi a non vedere il sole, sbiadire la mia pelle giorno dopo giorno, perdere tutti gli affetti.
La risposta è stata chiara, io non me la sentivo. Il motivo è semplice: trasferirsi a Londra non poteva essere interpretato come una "gita" o un’esperienza lavorativa. I meccanismi inglesi sono diversi dai nostri, una volta tornato in Italia non avrei mai potuto trovare un lavoro simile allo stesso stipendio. ERa una decisione definitiva.
E poi, per quanto se ne dica, io amo profondamente quest’Italia incasinata. Quest’Italia di ladroni, di compromessi e di calci in culo ha anche tanti lati positivi.
E non riuscirei mai a distaccarmene.

16 Commenti

  1. una cenetta per tirarti su?

    eddai, non pensare che io pensi davvero quello che ho pensato di fare nel tuo post precedente…

    😀

  2. Wow! Ho appena superato un esame e la soddisfazione è sparita all’istante 😛 eheh

    No hai perfettamente ragione, molti miei amici appena laureati hanno uno stipendio da fame e questo sicuramente non aiuta, se penso che col tempo lo stipendio rimane quello..beh allora tanto vale andarsene davvero all’estero.

  3. Ma porc….saresti diventato un vero anglosassone….ed avresti scritto un vero fantasy….come solo gli anglosassoni sanno fare. 🙁

    Ovviamente scherzo….ma anche no 😛

    Però sugli stipendi italiani da fame concordo.

    L’altro ieri un ricercatore mi ha detto quanto guadagna…e devo dire che un pò mi sono vergognato di essere italiano 🙁

  4. Riguardo alla stanchezza da spostamento ti capisco. Mi son trasferita da Firenze a Dakar appena 4 anni fa, e non è stato per niente facile. A settembre mi ritrovo a trasferirmi di nuovo, stavolta a Parigi perchè li’ le università sono migliori (o almeno quella in cui sono stata ammessa io è sicuramente migliore all’università di firenze) e saro’ di nuovo punto e a capo.

    Ci vuole coraggio per cambiare, e francamente anche io ne ho le palle piene, ma sono giovane, qualche sacrificio lo posso fare per il mio futuro. Te ormai hai la tua laurea, il tuo lavoro, i tuoi libri… che ti sposti a fare di nuovo?

    Che poi l’italia sia incasinata e piena di problemi è una cosa universalmente riconosciuta. Io se ci riusciro’, cerchero’ di lavorare per più paesi alla volta… avendo scelto un lavoro che me lo permette 🙂

  5. oh cielo!

    il post strappalacrime…

    sono sicura che non vuoi essere compatito, del resto ti trovi nel paese del sole e del mare (nonchè neo-repubblica delle banane) e sta anche per arrivare l’estate che tu tanto adori… ma…. aspetta un attimo…. non starò mica cercando di tirati su il morale? oh cielo! cambiamo argomento:

    ci sono mica notizie di profiel?

    qualche piccolo spoilerino?

    la spiegazione dell’acronimo?

  6. Hai toccato un argomento a me molto caro e delicatissimo…tu parli da ingegnere ( e ti capisco perchè mio fratello lamenta i tuoi stessi problemi!) ma pensa un po’ una pseudo laureata nell’ affollatissima facoltà di Lettere e Filosofia quale destino potrà avere….quei miseri 1000 euro di cui parli tu, io nn so se mai li vedrò addirittura….sia che finirò a fare l’ultima ruota del carro in qualche redazione giornalistica, sia che rimarrò nell’eterna attesa che si liberi una cattedra in qualche sperduto paesino.

    E questo suicidio solo per inseguire i miei sogni, di cui questa società come tu ben dici vuole privarci.

    Già, anche io continuo a litigare con chi mi dice che sono un’imbecille a rimanermene nonostante tutto in questa città ( e nazione) tanto complicata.

    Ma è sempre il solito punto, rinunciare o meno ai sogni.

    Il mio sogno è di rimanere nella città che amo, ma non so se questa società mi costringerà ad emigrare…se mi caccerà, insomma.

    Io spero vivamente di non essere costretta a tanto, per quanto la vedo davvero buia.

    Insomma tutto questo per dire quanto ti capisco…oggi come oggi, il problema più grande è convivere con i propri sogni, e non solo quando si parla di sentimenti!

    Staremo a vedere….

    bacio

  7. @Fra: la scelta che hai fatto è giusta non solo per le valide motivazioni che illustri, ma soprattutto perchè è TUA.

    E’ frutto della tua esperienza e della conoscenza profonda che hai di te stesso e delle tue aspettative di vita. Il resto conta poco ^_^

    -mirtilla

  8. finita la scuola suoperiore (Itc v.fossombroni) ho preso la mia decisione. sono andato subito a lavoro.

    dopo 3 anni, e dopo aver cambianto 2 volte ufficio, sono ancora nettamente sottopagato (700 euro al mese / 8 ore al giorno / 5 giorni a settimana) e senza contratto, ma se guardo intorno vedo colleghi laureati nella mia stessa situazione.

    è proprio l’italia da riformare in toto… ma di certo la situazione politica attuale non aiuterà su questo fronte.

    il “ragioniere” matteo da grosseto

  9. Certro che sarebbe stato un gran cambiamento, proprio radicale!

    Forse toccherà anche a me, in un prossimo futuro, decidere dove andate a piantare la tenda…Vedremo.

  10. ARGH!

    Duro dilemma che potrebbe colpire anche me. E magari prima di quel che penso.

    Cavoli, Londra. Nominata con cupidigia nelle mie aule, come la porta per le possibilità creative. Per essere pagati in modo decente per quel che sai fare.

    Il mio background è tutto il contrario del tuo. Sempre stato a Torino. Mai messo il naso fuori per tempi maggiori ad una vacanza.

    Forse avrei bisogno del mio battesimo del fuoco. Di quell’esplosione inaspettata che cambia tutto.

    Perchè io la vita non l’ho mai stravolta.

    E forse dovrei tentare, altrimenti non saprò mai come è andata…

    Fab

  11. X Thirinn: mica ho capito… :p

    X Pisolo: eheh SEKKIONE 🙂

    X Valbe: solo il mio alluce sinistro è anglosassone 🙂

    X Viola: sono felice che tu mi possa capire.

    X Naeel: Profiel è entrato in zona super TopSecret. Il che dovrebbe dirti qualcosa… no?

    X Fleur: mi ci sono abituato io a Roma… è stata dura. Un’indigena come te non dovrebbe avere problemi, no? :p

    X Mirty: Sissingnore, decisione sofferta, ma metabolizzata capo 😀

    Ragioniere Matt(e)o Grossetano: hai fatto la scelta giusta, i risultati arriveranno, prima o poi. E tieniti stretta Grosseto, che a me cmq manca sempre 🙂

  12. L’alluce…capisco…te non sarai mai il Tolkien italiano……………….e meno male direi che già mi basta quello inglese 😀

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